Napoli - lettera di genitori per la sospensione dei pagamenti della Regione Campania per l'assistenza a disabili mentali della Cooperativa GESCO   Stampa questo documento dal titolo: . Stampa

Riceviamo e pubblichiamo il testo integrale della lettera della lettera inviata da un gruppo di genitori di Napoli al Corriere del Mezzogiorno

Caro direttore, come familiari non possiamo stare in silenzio mentre l'esistenza dei nostri figli, fratelli, talvolta dei nostri stessi genitori, rischia di tornare indietro, di perdere una qualità di vita personale e relazionale che l'impegno dei cooperatori sociali Gesco che lavorano nei Servizi di Salute Mentale e di assistenza alle persone in difficoltà, hanno guadagnato per loro ed anche per noi. Da un anno la Regione non paga e molte associazioni sono in agitazione e si annuncia uno stop di tre giorni dell'assistenza. Per noi questa è una tragedia.

I nostri familiari, da quando sono impegnati in percorsi riabilitativi sostenuti dagli operatori sociali delle cooperative, hanno subito meno ricoveri in «Trattamenti Sanitari Obbligatori » e diminuito il ricorso delle cliniche private; che sono migliorate le loro capacità di vivere consapevolmente i diritti da cittadini non più esclusi, ed al contrario che sono meno frequenti le crisi sia in famiglia che fuori casa, per aver ri-appreso ad abitare ed a confrontarsi con altri. Come non sottolineare allora questo risparmio grande e virtuoso, in tempi di difficoltà economica delle Asl campane? E ciò è stato possibile in questi anni grazie ad un intervento terapeutico che ha puntato sulla mobilizzazione delle risorse delle stesse persone in difficoltà, sulla messa in gioco delle competenze degli operatori sociali e sulla creatività che le missioni della cooperazione sociale garantisce: con cambiamenti e ridefinizioni personali e progettuali. Come non aver paura però che tutto questo possa svanire, specie quei percorsi di abilitazione alle attività lavorative che molte cooperative hanno avviato per i nostri familiari in difficoltà; come non temere il ritorno dell'«ottundimento» farmacologico che nel passato ha ridotto i nostri parenti a vegetali, con nulla da fare per tutto il giorno.

Non si può tornare indietro. Non vogliamo nuovi manicomi per loro, non vogliamo più restare soli come famiglie. Noi tutti abbiamo bisogno di queste organizzazioni cooperativistiche come il pane. Il rischio di ammalarci di nuovo è grande: di rabbia per un diritto alla salute disatteso, di solitudine per la lontananza delle istituzioni e per l'isolamento che ne potrà venire: così non si potranno che produrre nuove malattie e disagio per loro, per noi famiglie e per il contesto umano della città. Chiediamo perciò con la forza della speranza e del nostro acuto bisogno che gli operatori sociali vengano sostenuti ed incoraggiati a continuare il loro lavoro, prezioso per noi e per la città tutta, se davvero Napoli vuole continuare ad essere e sentirsi una città sociale e democratica.

I familiari di disabili e malati psichici

Pubblicazione del: 20-10-2007
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