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5/2/2006 Vertenze di lavoro, Napoli in cima alla classifica

Quasi mezzo milione di processi in materia di lavoro in un solo anno: il dato più recente rilevato dall'Istat segnala che nel 2003 sono stati 451.398 i nuovi procedimenti sull'intero territorio nazionale. In Campania si concentra circa un quarto delle vertenze (113.878) di tutta Italia e la sola provincia di Napoli assorbe un contenzioso pari a quello presente complessivamente in cinque grandi regioni del Nord (Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto). A fare la radiografia dei processi del lavoro è Fiscooggi.it, la rivista on line dell'Agenzia delle Entrate. La massa più cospicua dei procedimenti riguarda l'assistenza e la previdenza (288.639 processi) mentre per le cause di lavoro vero e proprio le nuove vertenze registrate nel 2003 sono state 162.759. La durata dei processi varia da regione a regione. La media nazionale dei processi in materia di rapporto di lavoro è di circa 2 anni e 4 mesi ma in Piemonte la faccenda si sbriga mediamente in appena 8 mesi, mentre ci vogliono più di 3 anni in Calabria o in Puglia. Sono in media invece più lunghi i processi in materia di assistenza e previdenza e si passa dai circa 11 mesi della Valle d'Aosta ai 3 anni e 9 mesi della Calabria. In quasi la metà dei casi il ricorrente è donna. Se si confrontano poi i dati dei processi con quelli degli occupati, c'è praticamente un procedimento ogni 54 lavoratori, con picchi che riguardano l'Italia meridionale (in Puglia c'è una causa ogni 14 lavoratori, in Campania ogni 16, in Calabria ogni 17 occupati) e dall'altra le regioni dell'Italia settentrionale (in Trentino Alto Adige c'è di media un processo ogni 432 occupati). Per quanto riguarda la mole dei processi, la Campania gioca la parte del leone sia per le cause in materia di rapporto di lavoro (31.724) che in quelle riguardanti la previdenza e l'assistenza (82.154). Se spicca il dato di Napoli, dove i giudici del settore lavorano quanto quelli di tutto il Nord, anche il casertano non è da meno: i processi sul lavoro in questa provincia sono pari a quelli della Lombardia e del Veneto messi insieme. Ogni 2,6 processi su cento, secondo la media nazionale, il ricorrente è più di 1 ma in Basilicata il dato sale al 45%. Le donne sono circa la metà mentre se si guarda all'età la media nazionale è di 45 anni per le cause di lavoro e di 56 per le vertenze relativi a problemi pensionistici.

Il Mattino
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5/2/2006 Napoli :Martedì Consiglio sul patrimonio

Martedì riapre i battenti la Sala dei Baroni per la prima di quattro sedute che la Iervolino e la maggioranza di centrosinistra hanno voluto fortemente. Un programma di fine consiliatura dove si affronteranno i nodi irrisolti. Vale a dire dismissione del patrimonio immobiliare del Comune, sviluppo nell’area nord con la strutturazione e la nascita della società di trasformazione urbana e gli altri grandi progetti. Sarà la prova del nove finale per una maggioranza e per un’assemblea messa sotto accusa anche nei forum di ascolto della città per le troppe assenze in Consiglio comunale che avrebbero paralizzato l’attività amministrativa
Il Mattino
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3/2/2006 Codacons: Il Codice del Consumo contiene un errore

Il Governo ha approvato, nella riunione del 22 luglio scorso, il decreto legislativo relativo al "Codice del Consumo", entrato in vigore il 23 ottobre 2005. Tale Codice, come noto, è finalizzato a riordinare e semplificare la normativa sulla tutela dei consumatori, in coordinamento con i principi e gli indirizzi affermati in sede comunitaria. Tuttavia - rende noto il Codacons - il testo contiene un pacchiano e grave errore che vanifica gli sforzi fatti.

L'art. 130 comma 7 lettera b) - fa notare il Codacons - consente al consumatore di chiedere la riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto nel caso in cui il venditore non abbia provveduto alla riparazione o alla sostituzione del bene entro il termine congruo di cui al comma 6 (sempre dell'art. 130). Il problema sta nel fatto che non è il comma 6 che riguarda i tempi congrui della sostituzione del bene, ma è il comma 5.

Si legge infatti nel testo del Codice (art. 130, dal comma 5 al comma 7):

5. Le riparazioni o le sostituzioni devono essere effettuate entro un congruo termine dalla richiesta e non devono arrecare notevoli inconvenienti al consumatore, tenendo conto della natura del bene e dello scopo per il quale il consumatore ha acquistato il bene.
6. Le spese di cui ai commi 2 e 3 si riferiscono ai costi indispensabili per rendere conformi i beni, in particolare modo con riferimento alle spese effettuate per la spedizione, per la mano d'opera e per i materiali.
7. Il consumatore può richiedere, a sua scelta, una congrua riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto ove ricorra una delle seguenti situazioni:
a) la riparazione e la sostituzione sono impossibili o eccessivamente onerose;
b) il venditore non ha provveduto alla riparazione o alla sostituzione del bene entro il termine congruo di cui al comma 6;
c) la sostituzione o la riparazione precedentemente effettuata ha arrecato notevoli inconvenienti al consumatore.

Evidente quindi l'errore contenuto alla lettera b) del comma 7, che rimanda ad un comma totalmente sbagliato. Tale svista - sostiene il Codacons - rende l'articolo inapplicabile, e vanifica il diritto del consumatore ad avere indietro i soldi se il bene che ha acquistato è difettoso. L'associazione candida dunque i propri avvocati che hanno scoperto l'errore ad aiutare l'ufficio legislativo del Ministero delle Attività Produttive, affinché in futuro sviste simili siano evitate, nell'interesse di tutti i consumatori.

da helpconsumatori
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