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26/8/2005 Sul blog di Grillo la «democrazia diretta» .


Un appello per mandare a casa Fazio»:

Sul blog di Grillo la «democrazia diretta»

della Rete




In una recente intervista aveva ammesso, pur con ironia, di essere per la dittatura, perché «tanto con la vostra democrazia non andiamo da nessuna parte». Ora Beppe Grillo lancia un appello per un atto di democrazia diretta, e lo fa dalle pagine del suo blog, rispondendo alle richieste dei suoi lettori. Scopo dell'appello, mandare a casa Antonio Fazio, governatore della Banca d'Italia, coinvolto circa un mese fa nello scandalo della Banca Antonveneta, dopo la pubblicazione, da parte dei giornali, delle intercettazioni dei suoi colloqui telefonici con alcuni dei protagonisti della scalata alla banca.


«Cari amici del blog - scrive Grillo nel post pubblicato ieri sera - ho deciso di raccogliere l'invito di molti di voi e di pubblicare con il vostro aiuto una pagina sul Corriere della Sera con un appello per mandare a casa Fazio». «Chiunque vorrà partecipare - prosegue - potrà, a partire dalla settimana prossima, fare un versamento su un conto corrente intestato a mio nome presso la Banca Etica».

Nell'appello Grillo non risparmia (quasi) nessuno. Attacca il governatore della Banca d'Italia, che «ha reso ridicola e inaffidabile l'Italia agli occhi del mondo», ma anche il Governo, che difende Fazio, e buona parte dell'opposizione, che «balbetta e si barcamena». Non mancano le accuse al Premier Berlusconi, che «annuncia una legge per impedire le intercettazioni per i reati finanziari e mandare in galera i giornalisti che pubblicano quelle già fatte». Infine arriva l'unica lode, rivolta al presidente di Confindustria Luca di Montezemolo, uno dei pochi, secondo Grillo, a non aver colpevolmente taciuto sulla vicenda. «Il blog beppegrillo.it - si chiude l'appello - a nome di migliaia di cittadini, con un atto di democrazia diretta autofinanziato, chiede al governatore Fazio di andarsene a casa».


Nei commenti al post di ieri sera, oltre 200 dopo sole due ore dalla pubblicazione, un coro quasi unanime di approvazione da parte dei lettori del blog (sempre più numerosi, secondo le dichiarazioni dello stesso Grillo, che lo scorso luglio aveva parlato di oltre 50 mila visitatori al giorno). «Ci succhiano i soldi nei modi più fantasiosi - scrive Alessandro Senato - ma finalmente questi sono soldi spesi per migliorare (di un poco) l'Italia». «Sì, ci sarò anch'io - commenta Tommaso Eredoclite - Aspetto che iniziative di questo genere dilaghino fino a coprire il silenzio della politica e dei media».


Un fiume di messaggi nei quali il minimo comun denominatore, oltre all'entusiasmo, è l'avvilimento per la situazione politica attuale: «Ho 47 anni e sono stanco, ma non di lavorare, sono stanco di vedere questo mondo di m.... che va sempre di più alla deriva» (Gian Luca Mori)». «In Cina il direttore della banca centrale per corruzione è stato condannato alla pena di morte che sarà eseguita fra due anni, invece qui in Italia finisce tutto a tarallucci e vino come al solito» (Dario).


Ma oltre alle dimostrazioni di sostegno, dai lettori del blog arrivano, come sempre, anche le proposte: «E perchè non fare uno spot in televisione? Quanto costerebbe? Chi lo accetterebbe? Neanche le piccole emittenti locali?» (Fabiano). «Magari all'iniziativa partecipa anche qualche politico dell'opposizione... Sarebbe una bella cosa...» (Salvatore Ermenegildi). «Mettiamoci dietro agli inviati televisivi coi cartelli www.beppegrillo.it. Usiamo la TV per farci pubblicità» (Antonio D'Arpa). Numerose, inoltre, le segnalazioni di un errore nell'appello, quando Grillo, in riferimento alla scalata alla Banca Antonveneta, cita il Banco di Bilbao al posto dell'olandese ABN Amro.


Il comico genovese, sempre più opinion leader della Rete, non è nuovo all'uso del suo blog per iniziative politiche dirette. Nei mesi scorsi aveva esortato i suoi lettori a inviare al Presidente Ciampi un'e-mail per chiedere il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. All'inizio di giugno, con un'iniziativa denominata «Parlamento Pulito!», aveva invece promosso l'invio di un'e-mail al Presidente della Comunità Europea, José Manuel Barroso, per chiedere di far cessare lo «scandalo» dei 23 parlamentari italiani condannati dalla legge. «Chi è stato condannato in via definitiva - scriveva Grillo - non deve più sedere in Parlamento. Un parlamentare non può rappresentare i cittadini se è stato condannato dalla Giustizia Italiana in via definitiva. E se la legge lo consente, va cambiata la legge». Un mese dopo, la lettera per Barroso era pronta.

Al suo interno, un CD contenente le copie delle oltre 14 mila e-mail inviate dai lettori. «Nell'attesa che possa succedere qualche cosa di veramente democratico nel nostro Paese - chiudeva Grillo - ringrazio tutti voi per esserci. Coraggio!».


di Ivan Fulco - LA STAMPA


ivan.fulco@thefirstplace.it