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1/5/2006 DECALOGO ANTI-MOBBING .


1. Non abbandonare il posto di lavoro, soprattutto se non si ha ancora una valida alternativa di occupazione.

2. Reagire agli attacchi. È utile rispondere ai tentativi di violenza in modo calmo, ma chiaro e deciso a far notare all'aggressore e ai testimoni che la via intrapresa si identifica con un termine specifico, cioè mobbing o molestia morale.

3. Raccogliere tutte le prove possibili del presunto mobbing:note scritte con ordini di servizio (con eventuale demansionamento, trasferimenti ecc.), email con i colleghi e i propri responsabili, registrazioni (di presunte molestie sessuali, minacce di trasferimento o licenziamento, ecc.) e qualsiasi altro materiale scritto che attesti una determinata situazione. Anche una mancata risposta ad una domanda fatta per iscritto può essere una prova della degenerazione dei rapporti.

4. Annotare le date delle situazioni e dei comportamenti mobbizzanti.

5. Fare un dettagliato e cronologico resoconto dei sintomi psichici e fisici accusati e imputabili al presunto mobbing.

6. Recarsi tempestivamente presso strutture pubbliche per la diagnosi e le cure del caso (in molte città ci sono centri di salute mentale – divisione mobbing - presso policlinici universitari).

7. Raccogliere qualsiasi documentazione medica, preferibilmente proveniente da strutture pubbliche, possa essere utile in un eventuale giudizio.

8. Evitare di prolungare le assenze per malattia oltre il periodo di comporto contrattualmente previsto, onde evitare di dare al datore di lavoro una buona scusa per intimare il licenziamento.

9. Un periodo di cura e di riposo può essere utile, anche perché permette di allentare la tensione psicologica. Tuttavia un’assenza dal lavoro prolungata può aggravare le persecuzioni e rendere ancora più tesi i rapporti con l’azienda.

10. Rivolgersi a un legale già durante la vigenza del rapporto di lavoro per la tutela preventiva della propria posizione lavorativa.

(A cura di Marilena Panariello, responsabile dello Sportello Mobbing di MDC